domenica 17 gennaio 2016

I marubeen

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Soprattutto nei freddi giorni invernali, marubino è sinonimo di pranzo domenicale in famiglia. Il marubino è una specie di agnolino, dalla forma solitamente quadrata, che si mangia in brodo. Ciò che caratterizza il piatto, come si può vedere nella sezione ricette, è la particolarità di come si realizza il brodo, detto dei "tre brodi", che unisce brodo di maiale, di manzo e di pollo. Il componimento in cui abbiamo ritrovato questa ricetta è intotolato Don Luganega e Cecchetta e risale al 1880. Si tratta di un passo importante all'interno della produzione poetica di Bellini, presente nella raccolta Poesie in dialetto cremonese (1865-1914), in quanto egli che si definisce in una lettera "abolizionista radicale di tutti i preti", dimostra di avere a cuore la condizione di alcuni parroci e curati costretti a vivere con poche migliaia di lire all'anno. 

mercoledì 6 gennaio 2016

El puleen de Nadaal

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Natale è sempre stato sinonimo di festa. Ogni anno nelle famiglie, anche in quelle meno abbienti, per l'occasione si cercava di offrire alla famiglia il meglio di cui si disponeva. Ecco quindi che per il pranzo di Natale, per esempio, si decideva di cucinare il tacchino (non polletto) che si era cresciuto per molti mesi, nutrendolo con granoturco, castagne e insalatina come descritte nella nostra sezione dedicata alle ricette. Così, si racconta nel componimento, al bell'animale che si atteggiava da pavone in giro per la cascina viene tirato il collo e viene appeso a testa in giù, tutto spelacchiato. Ma Pernice tranquillizza: una volta portato in tavola sarà di nuovo bellissimo.

sabato 26 dicembre 2015

El codeghin


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Spesso nella nostra zona la cena di Capodanno viene collegata alla preparazione del cotechino con le lenticchie. Secondo la tradizione infatti le lenticchie sarebbero un buon auspicio in fatto di denaro per il nuovo anno. Ma di cotechino, non necessariamente servito con questo legume, si parla già da tempi antichi. In La sposa Berta, la cui prima edizione di Antonio Maria Nolli risale al 1794, già si parla di questo piatto prelibato. Nell'atto quarto, in due scene diverse, si parla di questo tipo di insaccato. In un passo già riportato della scena sesta viene mangiato accompagnato dalla chizzola, morbido pane tipico della tradizione cremonese. Nella scena precedente, la quinta, assistiamo ad un dialogo tra i commensali, alla fine del quale il padrone di casa, Bastiano, dice che farà portare il cotechino più buono che essi abbiano mai mangiato.

lunedì 2 novembre 2015

Códeghe e fasouleen

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Gli insaccati e la carne del maiale sono in generale parte della tradizione della Pianura Padana. Tradizione di Novembre nella zona cremonese è però il piatto dei fagiolini con le cotiche, che vengono cucinate in particolare per il primo giorno del mese. La storia di questa ricetta è antica e se ne parla nel libro di Pernice, ma è arrivata fino ai giorni nostri. Tutti gli anni infatti si celebra una festa a Pizzighettone dove è possibile riscoprire questo piatto.
La poesia che qui riportiamo parla del maiale di famiglia, che è stato cresciuto, ma ora è pronto per essere cucinato. E per la povertà del periodo si spiega che dell'animale si mangiava proprio tutto. Anche quelle parti più povere, come le cotenne e il sangue, che oggi un po' ci fanno storcere il naso.

sabato 29 agosto 2015

Le lumaghe

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Associare le lumache alla cena della vigilia di Natale è un processo automatico per quasi ogni cremonese d.o.c.. Che vengano presentate con gli spinaci, con i funghi, in versione piccante o in umido dipende da famiglia a famiglia, ma come dimostra anche la seguente poesia di Lonati, le lumache erano e sono uno dei piatti tipici della nostra tradizione.
Nella seguente poesia, Lonati, sempre critico nei suoi temi verso il clero e il ceto abbiente, dice che il Papa venderebbe l'anima al diavolo per un piatto squisito e anche il cremonese rischierebbe l'inferno pur di non rinunciare ad un piatto di lumache in occasione del cenone.
L'autore si rivolge qui ad una professoressa di filosofia e gli dà la sua opinione su questa tradizione cremonese.

mercoledì 3 giugno 2015

I Puturàli

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Venduti un tempo nelle fredde sere invernali da venditori ambulanti che si trasportavano di casa in casa una pesante caldaia, I Puturàli, furono un tempo la gioia di grandi e piccini. 
Tradizionali per le famiglie meno abbienti, queste mele giulebbate (=cotte in sciroppo di zucchero) venivano servite con dei semplici bastoncini, a volte immerse in una ciotolina contenente l'acqua inzuccherata utilizzata per la cottura. Questo piatto semplice e povero diventa per Alfredo Pernice motivo di ispirazione poetica, che nel 1936 ricorda sulla rivista "Cremona" con note melanconiche questa tradizione già allora scomparsa. 

sabato 23 maggio 2015

La frittoula

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Tipicamente preparate per Carnevale, le  frittoule a Cremona sono un vero e proprio must da sempre. La tradizione vuole che le si consumino in famiglia tutti assieme attorno a una bella tavola imbandita.
Tra le varie tipologie esistenti, vogliamo proporvi la ricetta tipica cremonese, proprio quella che ispirò  nel 1932 "Brindisi in tempo di Waltzer", goliardico inno alla "frittella" di Melchiorre Bellini.
La composizione venne pubblicata nell'agosto del citato anno sulla rivista "Cremona", all'interno di una linea editoriale che mirava alla salvaguardia della memoria delle tradizioni tipiche della nostra amata città.